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ph Elisa Gobbi | Elisa Nocentini | Christian D'Egidio

NEW HORIZON

concept, choreography Francesco Marilungo

with Francesco Marilungo, Alice Raffaelli
assistant Francesco Napoli
music, light Francesco Marilungo
light design collaboration Gianni Staropoli
video Chiara Caterina, Francesco Marilungo

co-production
Open Latitudes Network (Latitudes Contemporaines, Vooruit, L’Arsenic, Body/Mind, Teatro delle Moire/Danae Festival, Sin Arts Culture, le phénix, MIR Festival, Materiais Diversos)

with the support of
Culture Programme UE

in collaboration with
Compagnia di danza Enzo Cosimi, Sin Arts and Culture Center, Officina LachesiLAB, ACS Circuito Abruzzo Spettacolo, Kilowatt Festival

duration 55’

New Horizon is a project supported by Open Latitudes Network

The probe developed by NASA to explore Pluto, will leave the Solar System in 2029 taking along a message made of images and sounds, a brief self-portrait of mankind and Earth meant for possible extra-terrestrial life forms.
The spacecraft will travel endlessy, even when our species becomes extinct and it will become the only track in the Solar System to witness the ancient existence of an intelligent life form; the human being tries to cross biological boundaries, to approach the concept of eternity and infnity, leaving an indelible mark of his own existence in the cosmos.
Inspired by this operation, the project wants to refect on the existential condition of contemporary mankind, on its constant need to deal with the Absolute, with an ever-latent sacred dimension. A minimal dance built around a careful use of body and light creating a highly suggestive place, a continuous dialogue among light, space and the bodies of the two performers.

première
October 31, 2016
Teatro Out Off, Milano
within Danae Festival

Francesca Pedroni, Il movimento del corpo tra spazio e tempo, Il Manifesto, 3 febbraio 2018

All’ingegneria aerospaziale, studiata all’Università, Francesco Marilungo ha preferito la danza, una ricerca dalla quale non smettere tuttavia di interrogarsi sul movimento del corpo in rapporto con lo spazio-tempo. Formazione nella danza alla Paolo Grassi di Milano, più di una collaborazione con un maestro della coreografia italiana quale è Enzo Cosimi, Marilungo ha riproposto a Milano, al Teatro Libero per la rassegna Focus Danza del circuito Claps, il duetto New Horizon, del quale è autore e, insieme alla magnetica performer Alice Raffaelli, interprete. Progetto vincitore del Bando Open Latitudes, New Horizon trasforma la scena in una futuribile cosmologia nella quale i due protagonisti riportano in vita le tracce del primo uomo e della prima donna. Un’esplorazione dei corpi singoli e in coppia, per un verso scientifica, nell’approccio millimetrico al gesto, per un verso visionaria nella costruzione di uno scenario fantastico tra luci bluastre al neon e immagini video. Un ottimo pezzo in cui rivibra con originalità traccia dello sguardo sull’uomo del pezzo culto anni Ottanta Eden di Maguy Marin.

 

Laura Bevione, Kilowatt: l’immaginazione per sconfiggere la paura, Hystrio 2017 Ottobre-Dicembre

Una meditazione per corpo e luce sulla ricerca di se stessi e del proprio posto nella realtà: questo il senso di New Horizon, concentrata e sinuosa coreografia disegnata da Francesco Marilungo, anche in scena con Alice Raffaelli. Sul palcoscenico tre coppie di neon di luce azzurra e di varie dimensioni; su un lato del proscenio, uno schermo televisivo che integra ovvero chiosa quanto avviene in scena dal punto di vista visivo – buio, semioscurità, nebbia. I due interpreti danzano accanto, intorno, ovvero ignorando le strutture luminose; a tratti, invece, le movimentano sul palco, disponendole ora orizzontalmente, ora verticalmente. I loro sono duetti suggestivi e assoli di flessuosa e minimale eleganza. Ma sono soprattutto i duetti a rimanere impressi nello spettatore: i corpi dei due si fondono armonicamente così da tramutarli in una sorta di scultura di classica bellezza, cui l’accurata drammaturgia della luce attribuisce ulteriore pregnanza.

 

Vincenzo Sardelli, I ritratti d’ordinaria umanità del Danae Festival XVIII, Krapp’s Last Post, 21 Novembre 2016

Merita un approfondimento lo spettacolo “New Horizon” di Francesco Marilungo (andato in scena al Teatro Out Off) che fonde in un tutto organico danza, visual e performing art.
Il lavoro prende il titolo dalla navicella New Horizons: l’ultima sonda partita alla volta dell’iperuranio reca l’autoritratto visivo e sonoro del nostro pianeta a destinatari extraterrestri del tutto virtuali. È invece certa l’angoscia dell’uomo per le domande irrisolte sulla vita e sulla morte, come il bisogno d’assoluto che ci attanaglia.
Supportato da Alice Raffaelli, sua partner in un percorso artistico che vanta collaborazioni anche con Enzo Cosimi, Marilungo dà vita ad una danza rarefatta di suoni siderali e bagliori lunari. I due performer sono cellule in osmosi, particelle folgorate nello spazio-tempo. L’intreccio dei due corpi diafani, spogliati di ogni residuo fisico, crea una sorta di kamasutra spirituale. Luci al neon azzurrognole interagiscono con corpi lattiginosi, rendendo ancora più segreta la danza, più astratte le coreografie. Ne deriva un’estensione scenica distante dagli affanni umani.
È una sorta di elogio della lentezza, mentre l’abbraccio finale tra i due performer, che nel silenzio riacquistano respiro e consistenza fisica, ci ricorda quanto banali e ridondanti possano risultare le parole davanti alla potenza dei gesti.

 

Alessandra Corsini, Il quotidiano e la purezza. Al Danae Festival, Artribune, 11 Novembre 2016

E sempre sull’individuo si sofferma Francesco Marilungo, già presente l’anno scorso al Danae con Paradise. Unendo alla danza i suoi studi in ingegneria termo-meccanica, in questa edizione propone New Horizon al Teatro Out Off, un viaggio che parla della vita e si sviluppa contaminando musica elettronica, luci e corpi. Lo spettacolo prende il nome da una sonda utilizzata dalla NASA per esplorare Plutone che nel 2029 lascerà il Sistema Solare, disperdendosi nello spazio con le immagini, i frammenti del nostro mondo, lasciando una testimonianza della nostra esistenza. Il danzatore ricrea un ambiente alienante dove il minimalismo del suono e la lentezza del movimento rapiscono lo sguardo, che si lascia conquistare da uno stato di fissità e imbambolare da neon blu mossi dallo stesso Marilungo e da Alice Raffaelli. Mentre a sinistra del palco c’è uno schermo in proscenio che trasmette delle esplosioni, in scena i due performer sono un unico corpo che si avviluppa su se stesso fino a sbrogliarsi, si muovono a specchio, si trasfigurano in altre forme di vita, si dividono per mitosi. Sembra di vedere un Adamo e una Eva, in penombra, che parcellizzano il proprio corpo radiografando di blu le scapole, il ventre di una donna che respira pulsa insieme al tappeto sonoro, al battito cardiaco da cui la vita risucchia la sua linfa. Lo spettacolo prende ritmo e i danzatori muovono il bacino in avanti di scatto, scoppiano in movimenti meccanici fino a fermarsi, a guardarsi, ad aggrapparsi di nuovo uno all’altro nel silenzio dei loro respiri. E se lo schermo mostra frammenti video che riprendono il nostro pianeta a distanza di anni luce e che si avvicinano pian piano ai dettagli, ai paesaggi donati dalla natura, sulla scena si delinea un nuovo confine tra cielo e terra in cui si intravedono passi alieni e futuri sconosciuti. Marilungo restituisce, con impeccabile eleganza, visioni che appaiono vicine e aliene allo stesso tempo, ricorda il passato, il presente e spinge a contemplare un avvenire così lontano e così rasente a noi da sembrare, appunto, un orizzonte inarrivabile e ammaliante, accessibile e spaventoso.